Nulla si crea, nulla si distrugge

Antoine Laurent Lavoisier. Line engraving by Nargeot after J. Boilly. Credit: Wellcome Library, London.
Antoine Laurent Lavoisier. Line engraving by Nargeot after J. Boilly.
Credit: Wellcome Library, London.

Avete presente il principio che ci fanno studiare alle superiori in fisica e che recita: “nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”? Potrebbe anche essere inteso come una considerazione filosofica o un principio spirituale applicabile alle vicende della vita.

Un paio di settimane fa è successo qualcosa di orribile che – se fossimo in un’altra epoca – ascriveremmo alla sfera del maligno: mi riferisco alla strage commessa a Milano da un giovane, Mada Kabono. I particolari li “conosciamo” tutti, intendo quelli evidenti, quelli che hanno a che fare con il sangue, quelli da film dell’orrore; ciò di cui non sappiamo nulla è del corpo di questo ragazzo del quale sembra essersi impossessata una forza oscura.

Torno alla legge di Lavoisier, chiamata anche legge della conservazione della massa, mi interessa in modo particolare la conseguenza finale dell’impossibilità di distruggere o creare qualcosa, ovvero il principio secondo il quale “…tutto si trasforma”.

E vorrei fare una considerazione strettamente “scientifica” e vorrei invitarvi a scavare nelle vicende biografiche dei Mada Kabobo che girano per l’Europa e per l’Italia senza trovare requie: questi fantasmi, questi spettri, probabilmente sono solo il ricordo di ciò che erano in vita; noi non sappiamo, ma con una ricorrenza quasi matematica ogni storia di clandestino, di rifugiato di richiedente asilo, è impregnata di massacri, abusi, violenze… quale sarà l’ultima cosa che ha visto Mada il folle, Mada l’assassino assetato di sangue? Forse uomini incappucciati con i machete che massacravano la sua famiglia? Forse era lui stesso uno dei massacratori?

Cos’ha visto, Mada lo spettro, prima di arrivare in Italia e aggirarsi senza mangiare e senza dormire per giorni, cosa ha visto questo ragazzo invisibile a tutti noi (diventato improvvisamente visibile) prima di partire dal suo paese per approdare qui tra di noi?

Ecco, io prendo in prestito la legge di Lavoisier perché non posso pensare che l’opera di questo ragazzo sia l’opera del demonio, perché non so pensarlo: nulla si crea e nulla si distrugge, tutto si trasforma… il dolore, la sofferenza e soprattutto la violenza hanno una massa data, forse invisibile, ma incomprimibile e quella massa data, se troppo pesante, se sproporzionata per una sola persona, prima o poi cerca di liberarsi per trasformarsi, diluirsi, ricadere sfinita su altri.

Credo che il dolore si sposti e si trasformi e la sua quota sia incomprimibile ma diluibile: in tanti, insieme, potremmo assorbirlo, potremmo farcene carico e sarebbe un pezzetto “minimo” a testa. Invece è toccato ai genitori di Daniele e agli altri innocenti. In tanti, tutti insieme potremmo “accogliere” forse questo dolore e la violenza, da soli possiamo solo subirla ed esserne vittime.

I genitori di Daniele – vittima di quest’apparente insensatezza – hanno donato gli organi del figliolo in modo che da un gesto malvagio si produca un gesto d’amore. Non è giusto che sia tutto sulle loro spalle ma, per fortuna, anche con il Bene vale lo stesso principio di Lavoisier: anche l’Amore si trasforma, trasforma il Dolore e ci trasforma.

Possiamo davvero tenere fuori la sofferenza e la violenza chiudendo le porte agli immigrati? Davvero pensiamo che se chiudiamo la porta della cucina, quando la camera si allaga saremo tutti salvi?

Lasciamoci guidare dai genitori di Daniele.

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