Civiltà Wireless: internet e la liturgia dell’illusione #2

Assemblaggio di componenti di elettronica a Shenzhen
Assemblaggio di componenti di elettronica a Shenzhen

Nel proseguire la pubblicazione del mio saggio/articolo semi-serio sulla fenomenologia del Web non posso fare a meno di appuntare altre amene e connesse questioni relativa alle caratteristiche della società in cui ci troviamo a vivere e, ahimè, a morire… il presente saggio/articolo è davvero in fieri e mi guardo bene da una trattazione logica, consequenziale e che abbia una qualche pretesa di esaustività. Confesso che, invece, mi piacerebbe suscitare in voi molte domande! Ps. non so voi ma io sono intrappolato in un labirinto di domande!


II Parte. Nelle civiltà wireless il capitalismo è così estremo e pervasivo che:

a) ha trasformato in merce le relazioni: anche le relazioni apparentemente gratuite sono inserite più o meno consapevolmente  all’interno di un rapporto strumentale che deve portare un qualche vantaggio a coloro che si mettono in relazione. Faccio ricoverare i miei genitori in una casa di riposo perché viceversa non trarrei alcun vantaggio dalla loro permanenza nel nucleo familiare. Meglio che io continui a lavorare (produrre) e a guadagnare per mantenere in piedi la loro espulsione sociale;

b) si moltiplicano gli assunti sociali secondo i quali ciascuno deve provvedere a  sé stesso e con il proprio lavoro e secondo i propri meriti. Tuttavia in un periodo di Crisi anche la società iper-individualista (ciascuno pensi per sé, coltivi i suoi talenti ma li venda a caro prezzo riservandosene  il “diritto d’autore”, ovvero la possibilità di guadagnarci) non riesce a conciliare egoismo e scarsità di lavoro/opportunità economiche e rischia la schizofrenia: la legge di Adam Smith, secondo la quale l’egoismo è un toccasana per l’economia è scesa nel profondo dell’animo contemporaneo (fin nelle relazioni private e nei pubblici uffici) ma ha prodotto serissimi danni sociali, ambientali e antropologici;

c) ogni innovazione tecnologica fatta nel nostro tempo – che potrebbe farci uscire dal modello capitalista – è data in pasto al mostro che dovremmo distruggere, ovvero utilizzata per la sopravvivenza del capitalismo stesso. Il Web, grande occasione di democrazia diretta, capitale civico immenso, è stato piegato dal capitalismo estremo a un grande tempio virtuale del consumo (non solo di merce ma di speranze, illusioni), una sorta di labirinto infinito di specchi nel quale i Narcisi contemporanei (i figli del capitalismo) riflettono la loro vanità senza poter uscire da sé stessi. La rete, oggi è diventata una macchina tautologica , ovvero una grande innovazione che non innova nulla ma lascia che il Passato, sia uguale al Presente e, soprattutto, al Futuro.

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