Le borse crollano. Prendiamocela con Dio.

L.O.V.E. opera di Maurizio Cattelan in piazza Affari a Milano
L.O.V.E. opera di Maurizio Cattelan in piazza Affari a Milano

Non meravigliamoci se crollano le borse, la borsa è un gioco d’azzardo.

Siamo entrati nel tempio dell’occidente e il Dio danaro non dispensa certezza, anzi è un Dio di cui non conviene fidarsi mai. Ma non c’è stato mai un Dio così feticcio come il nostro, manovrato dagli uomini, un Dio-burattino, roba da medioevo. Eppure, noi che cerchiamo cure per il cancro, che osanniamo il progresso e che chiamiamo incivili le culture in cui lo stato non è perfettamente laico, proprio noi, crediamo fermamente che il Dio della borsa possa davvero aiutare i più poveri. Che il Dio della borsa possa far germogliare il seme della crescita. Neanche Pinocchio sarebbe stato così ingenuo. Il Dio della borsa paga i più ricchi, e premia i più ricchi perché è un Dio umano e si muove per interesse. E il nostro autismo occidentale, il capitalismo sacro del mercato è una terribile desertificazione del vero senso del sacro.

Poveri noi che crediamo a un Dio che ci manderà in rovina, poveri noi che crediamo a noi stessi e all’inganno di chi vorrebbe farci credere che ci sono leggi che governano il mercato che non dipendono dall’uomo. Paradossale. Questo sarebbe un atto di fede stupido: credere nel mercato. Credere in Dio, quello che perdona o che fa miracoli un atto di fede vero. Noi figuriamo solo come sciocchi, sciocchi creduloni. La Borsa si svuota e si riempie del danaro degli uomini, dei sogni ingenui o immodesti di quelli che continuano a invocare un Dio che nulla potrà contro ogni catastrofe: vedremo l’inevitabile stupida moria di sciami di consumatori defraudati dal Dio Uomo, un Dio concreto , fatto di carne ed ossa.

Solo con l’uomo bisogna prendersela per le colpe dell’uomo.

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