Civiltà Wireless: internet e la liturgia dell’illusione #3

16th century designs by Hans Vredeman de Vries, sourced from Rijksmuseum, University of Heidelberg, Frisian Historical and Literary Centre and Ornamental Prints Online.

In questa terza-parte del mio saggio semiserio sulle civiltà wireless vorrei soffermarmi sull’immagine del labirinto. La rete non è forse un labirinto dove ci si perde? Si smarrisce spesso il perché siamo entrati, si entra con un obiettivo e non si riesce ad uscire: “Ancora un momento, ancora un momento…”. E’ un labirinto piacevole, attrattivo, nel quale si possono prendere milioni di strade, nel quale ci sono centinaia di migliaia di porte da aprire, altre proibite, accessi liberi, accessi  negati, varchi, prove da superare per entrare, varchi a pagamento per guardare o comprare…la sensazione che rimane è però quella di poter arrivare ovunque, e giunti ovunque ci sia un altro ovunque… e che questa rincorsa di luoghi e possibilità sia infinita. E forse proprio la sensazione di infinità ci consegna alla dimensione magica di internet: una finestra sull’infinito, dove tutto può accadere. Nessuno conosce la rete nella sua totalità: è impossibile! Allora perché non credere che nel web esistano luoghi misteriosi, come nelle favole? La rete ha una propria anima: è buona o cattiva? Vuole il nostro bene o il nostro male? E’ un dilemma pari a quello di una favola dei fratelli Grimm…

ogni mistero è tale per la sia ambiguità, poiché è in grado di nascondere il Male dietro il Bene e viceversa. L’uomo è perennemente attratto dalla possibilità di scoprire “cosa sta dietro”, “cosa sta oltre”…segui un link  (un sentiero) dove ti porterà? Da solo nella foresta dei links, senza una guida esperti potresti smarrirti potresti perderti e morire…

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