Sono colpito dalla vicenda Priebke. In particolare mi colpiscono le tifoserie in cui – forse anche a causa della stampa – tendono a suddividersi le persone. E allora mi chiedo cosa avrebbe detto Gesù se rispetto al cadavere di quest’assassino che si è distinto in vita per gesta terribili gli avessero domandato: “E adesso, cosa dobbiamo fare di lui?”. Ovviamente non lo so ma credo ci avrebbe stupito. Gesù avrebbe saputo spiazzarci e sicuramente avrebbe tacitato in un momento le tifoserie grottesche, quelle che vorrebbero rispondere alla questione con una vendetta postuma e violenza attuale. A me quello che fa più orrore di Priebke è la giustificazione logica all’agire disumano. Ma se noi invochiamo la suprema differenza tra Noi e Lui, se noi nel tempo presente diciamo che il terribile passato non deve più accadere, allora non gettiamoci nella mischia di chi fa a gara per trovare la punizione più grottesca per un cadavere…”Bruciarlo e disperderne le ceneri, interrarlo in un campo di concentramento, lasciarlo marcire in una discarica…”; perché è questo quello che sento e questo mi spaventa e mi inquieta. Se davvero Noi pretendiamo di essere diversi da Lui occupiamoci dei vivi (per esempio della tragedia dei migranti) e costruiamo il futuro esercitando la memoria del passato, spiegando ai nostri figli chi era Priebke (e l’orrore di quel periodo) e il perché Noi siamo diversi da Lui: desideriamo vendette oppure che il passato non ritorni più? Chi desidera vendetta è assetato di sangue e allora non mi è chiara la discontinuità tra Noi e Lui. Non so davvero cosa avrebbe risposto Gesù a questo dilemma. Certo, lo sforzo e il dovere degli uomini di approssimarsi a quella che sarebbe stata la sua risposta, forse, ci porterebbe lontano dalla barbarie in cui ci immergiamo – ahimé – con le nostro stesse mani.
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