Uguaglianza formale e futuro sostanziale

 

Non so quanti di voi abbiano letto i dati INPS relativi alla spesa pensionistica dello stato italiano nell’anno 2012. Fate così: andate sul sito dell’Istat http://dati.istat.it/ e digitate nella ricerca “trattamenti pensionistici e beneficiari”. Sbizzarritevi a incrociare i dati. Non sono un economista, e non entro nel linguaggio esoterico degli esperti, tuttavia di seguito voglio provare a ragionare su alcuni elementi secondo me incredibili che non sono mai oggetto di discussione politica.

Prima però abbiate pazienza e cercate di seguire la mia riflessione. Premetto che non desidero dividere l’Italia in due fazioni in guerra: “vecchie generazioni”, “privilegiati”, “pensionati d’oro”, “politici con vitalizi” ecc…, contro “giovani”, ovvero contro chi una pensione non ce l’avrà mai. Vorrei solo provare a riflettere. Desidero anche ricordare che la nostra Costituzione all’art. 3 dopo aver ricordato la formale uguaglianza dei cittadini tra loro, enuncia anche il principio di uguaglianza sostanziale (che mi sembra ampiamente disapplicato) e che comporta l’impegno concreto dello stato a creare le condizioni di eguaglianza sostanziale fra i cittadini, ovvero a rimuovere gli ostacoli di natura economico-sociale che di fatto impediscono la partecipazione dell’individuo alla vita del paese.

Inoltre vi chiedo se, per esempio, un professore universitario di medicina ora in pensione (non ce l’ho con voi cari prof. universitari… credetemi!) che ha fatto il suo mestiere seriamente ma che ha anche fatto carriera e che, durante la sua carriera, con ciò che ha guadagnato, forse ha acquistato alcune case da lasciare ai figli, e ha accumulato denaro…ecco, questo professore (che non metto in dubbio abbia fatto tutto onestamente e che si sia anche guadagnato con il sudore della fronte la sua posizione) oggi prende oltre 3000 euro al mese di pensione. Ora chiedo: oltre alle sue personali capacità, non è anche grazie allo stato che l’ha sostenuto, agli studenti che si sono iscritti ai suoi corsi, ai genitori degli studenti che hanno fatto sacrifici per far studiare i loro figli, alla spesa pubblica nel comparto della sanità, ecc… che questo signore è arrivato dove è arrivato? Ovvero è stato anche grazie allo Stato (ai nostri contributi e ai sacrifici di chi ci ha preceduto e alle rinunce che oggi ci chiedono) che le persone in gamba di ieri, oggi, hanno conquistato la loro posizione sociale ed economica.

Uno studente di medicina di oggi non riuscirà mai ad arrivare a ciò a cui è arrivato il professore di medicina di ieri. A parità d’intelligenza e di intraprendenza. Mi arrischierei a dire… anche se lo studente di oggi è perfino più in gamba. Qualcuno replicherà: non è una responsabilità di chi l’ha preceduto…! Ovvio. Ma in tempo di Crisi (avremmo dovuto farlo anche prima) occorre cominciare a considerare che apparteniamo tutti allo stesso paese. Se la Costituzione ha un senso, se la solidarietà che auspica e “impone” la Costituzione ha un significato non vedo perché non cercare soluzioni per applicarla sul serio.

Ora, provate a immaginare a una casa in cui ci sono dieci figli (mi scuso per la digressione in forma neo testamentaria, NdA). Figli più grandi e figli più giovani. I figli più giovani perdono il lavoro mentre i figli più grandi non solo lo conservano ma hanno il doppio (qualcuno anche il triplo o il quadruplo)  di ciò che serve loro per mangiare. Il padre e la madre che a loro volta, un tempo, avevano molte possibilità economiche, si ritrovano con meno risorse a causa di una serie di carestie e di alcuni conflitti. Cosa dovrebbero fare secondo voi la madre e il padre? Credere che la situazione dei figli più ricchi sia scontata e intoccabile?

Lo so, lo so, la riflessione è molto più complessa e dovremmo discutere con economisti ed esperti fino all’esaurimento nervoso…poi ci sono i diritti quesiti, i contributi versati…ma c’è anche l’egoismo formale e quello sostanziale.

Ecco i dati:

in Italia ci sono circa 20.000 persone che prendono oltre 8000 euro al mese, ce ne sono oltre 160.000 che prendono una pensione che va dai 4000 agli 8000 euro al mese, 300.000 persone che prendono una pensione che va dai 3000 ai 4800 euro circa al mese e quasi 1.000.000 di persone che prende tra i 2400 e  3300 euro al mese. Poi ci sono pensionati che non prendono nemmeno 1000 euro al mese che, ovviamente, sono la maggior parte. Lascio a voi il gusto (macabro) di comprendere quanto valgono in percentuale le pensioni dai 2400 euro al mese in su rispetto alla spesa complessiva delle pensioni dello stato italiano che nell’anno 2012 è stata di circa 270 Miliardi di euro.

Se fate un rapido calcolo da ignoranti (come sono io) potete trovare che riducendo di alcune centinaia di euro i quattro scaglioni pensionistici più ricchi (dai 2400 euro in su per intenderci) e in modo progressivo, (perciò togliendo a tutti tra il 5% e l’8%) risparmieremmo tra i 3,5 e i 6 Miliardi di euro all’anno (a seconda di quanto si toglie ovviamente) che potrebbero essere utilizzati per creare nuovi posti di lavoro e per far si che quel principio di uguaglianza formale rimasto lettera morta nel nostro grande, grandissimo articolo 3 della Costituzione, si finalmente applicato.

Mi chiedo se in fondo il professore universitario o quel signore o signora che ha accumulato due diversi tipi di pensioni non siano contenti di poter restituire, in termini di futuro sostanziale per le nuove generazioni, ciò che hanno ricevuto  dal passato e che continuano a ricevere dal presente.

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